MANIFESTO
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G. De Chirico, Piazza d'Italia, 1913, Art Gallery of Ontario |
- Salve! Bella
giornata nevvero?
- Già, incantevole. Come le altre del resto.
- Non so lei, ma io in questa piazza vengo sempre volentieri, l’adoro.
- Non posso certo biasimarla, io che di questa piazza non potrei mai fare a meno.
- Dice? Eppure mi sembra di cogliere una nota di rammarico nelle sue parole.
- Oh non mi fraintenda, nessun rammarico! Come ci si potrebbe mai rammaricare della perfezione?
- Ben detto, caro mio, ben detto! Ma allora qual è il problema?
- Nessun problema, diciamo al massimo un po’ di confusione.
- Confusione? Questa mi giunge nuova! E cosa mai la confonde?
- Non lo so. Guardo il bianco portico, o la statua addormentata e… ah, se sapessi di cosa si tratta, non sarei poi così confuso
- Cos'é, forse avrebbe preferito il portico giallo e la statua in piedi? Si può fare, basta chiedere alla persona giusta.
- No, non dico questo. Beninteso, non che sia contrario ai cambiamenti, dato che non cambierebbero nulla. Quel che voglio dire… c’è qualcosa di strano in questo paesaggio di pietra, in questo cielo di vetro, non trova? Qualcosa che non riusciamo ad afferrare.
- Ohibò! Davvero non saprei, i suoi mi sembrano discorsi un po’ astratti.
- A me, invece, sembra che non esista niente di più concreto… ecco, prenda quel treno all’orizzonte. Vede? Passa sempre di qui, immancabilmente, puntuale come noi.
- Certo! Deve passare di lì, anzi sarebbe strano il contrario!
- Ah! Mi perdoni, mi rendo conto che è alquanto difficile comunicare ciò di cui non si ha esperienza.
- Ma insomma! Non è felice qui?
- Non è il punto. Visto che mi ci hanno messo, mi ci tocca comunque stare.
- Vorrebbe dire che se potesse non starebbe qui a stringermi la mano??
- Non si offenda, non mi lamento mica. Alla fine, è pur sempre meglio che prendersi a schiaffi.
- Già, incantevole. Come le altre del resto.
- Non so lei, ma io in questa piazza vengo sempre volentieri, l’adoro.
- Non posso certo biasimarla, io che di questa piazza non potrei mai fare a meno.
- Dice? Eppure mi sembra di cogliere una nota di rammarico nelle sue parole.
- Oh non mi fraintenda, nessun rammarico! Come ci si potrebbe mai rammaricare della perfezione?
- Ben detto, caro mio, ben detto! Ma allora qual è il problema?
- Nessun problema, diciamo al massimo un po’ di confusione.
- Confusione? Questa mi giunge nuova! E cosa mai la confonde?
- Non lo so. Guardo il bianco portico, o la statua addormentata e… ah, se sapessi di cosa si tratta, non sarei poi così confuso
- Cos'é, forse avrebbe preferito il portico giallo e la statua in piedi? Si può fare, basta chiedere alla persona giusta.
- No, non dico questo. Beninteso, non che sia contrario ai cambiamenti, dato che non cambierebbero nulla. Quel che voglio dire… c’è qualcosa di strano in questo paesaggio di pietra, in questo cielo di vetro, non trova? Qualcosa che non riusciamo ad afferrare.
- Ohibò! Davvero non saprei, i suoi mi sembrano discorsi un po’ astratti.
- A me, invece, sembra che non esista niente di più concreto… ecco, prenda quel treno all’orizzonte. Vede? Passa sempre di qui, immancabilmente, puntuale come noi.
- Certo! Deve passare di lì, anzi sarebbe strano il contrario!
- Ah! Mi perdoni, mi rendo conto che è alquanto difficile comunicare ciò di cui non si ha esperienza.
- Ma insomma! Non è felice qui?
- Non è il punto. Visto che mi ci hanno messo, mi ci tocca comunque stare.
- Vorrebbe dire che se potesse non starebbe qui a stringermi la mano??
- Non si offenda, non mi lamento mica. Alla fine, è pur sempre meglio che prendersi a schiaffi.
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