24 novembre 2018

L'albero di Giuda

L'albero di Giuda


Ricordo un luogo
Dove la tangenziale fa una curva,
Il traffico defluisce lento
Come acqua in un lavabo otturato.
Sul ciglio della strada,
Sul bordo di quel progresso
Che ci ha resi tutti schiavi,
Un alberello saluta chi passa
Con il fruscio dei suoi rami fragili.
Devo esserci passato davanti
Almeno un centinaio di volte
Senza notarlo. Come potevo!
Il suo verde troppo anonimo,
I miei occhi troppo abituati al grigio.
Poi, un giorno di marzo lo vidi
Finalmente, una chioma fucsia
Aggressiva e splendente come una cresta punk,
I rami non facevano più ciao
Ma mostravano il dito medio, dicendo:
"Fottetevi, pecore, io mi ribello".
Da allora conosco la sua storia,
È l'albero al quale Giuda s'impiccò.
Il suo colore è il sangue innocente versato.
Da allora, ciascuna delle innumerevoli volte
Che affronto la curva e lo sorpasso
Penso al mio amore.
A lungo sopito, invisibile, dozzinale,
All'improvviso si riaccende
E brucia e mi sconvolge di bellezza.
Eppure, quella di cui brilla,
Rimane pur sempre
La luce di un tradimento. 

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