24 novembre 2018

L'albero di Giuda

L'albero di Giuda


Ricordo un luogo
Dove la tangenziale fa una curva,
Il traffico defluisce lento
Come acqua in un lavabo otturato.
Sul ciglio della strada,
Sul bordo di quel progresso
Che ci ha resi tutti schiavi,
Un alberello saluta chi passa
Con il fruscio dei suoi rami fragili.
Devo esserci passato davanti
Almeno un centinaio di volte
Senza notarlo. Come potevo!
Il suo verde troppo anonimo,
I miei occhi troppo abituati al grigio.
Poi, un giorno di marzo lo vidi
Finalmente, una chioma fucsia
Aggressiva e splendente come una cresta punk,
I rami non facevano più ciao
Ma mostravano il dito medio, dicendo:
"Fottetevi, pecore, io mi ribello".
Da allora conosco la sua storia,
È l'albero al quale Giuda s'impiccò.
Il suo colore è il sangue innocente versato.
Da allora, ciascuna delle innumerevoli volte
Che affronto la curva e lo sorpasso
Penso al mio amore.
A lungo sopito, invisibile, dozzinale,
All'improvviso si riaccende
E brucia e mi sconvolge di bellezza.
Eppure, quella di cui brilla,
Rimane pur sempre
La luce di un tradimento. 

23 novembre 2018

MANIFESTO

MANIFESTO


G. De Chirico, Piazza d'Italia, 1913, Art Gallery of Ontario


- Salve! Bella giornata nevvero?
- Già, incantevole. Come le altre del resto.
- Non so lei, ma io in questa piazza vengo sempre volentieri, l’adoro.
- Non posso certo biasimarla, io che di questa piazza non potrei mai fare a meno.
- Dice? Eppure mi sembra di cogliere una nota di rammarico nelle sue parole.
- Oh non mi fraintenda, nessun rammarico! Come ci si potrebbe mai rammaricare della perfezione?
- Ben detto, caro mio, ben detto! Ma allora qual è il problema?
- Nessun problema, diciamo al massimo un po’ di confusione.
- Confusione? Questa mi giunge nuova! E cosa mai la confonde?
- Non lo so. Guardo il bianco portico, o la statua addormentata e… ah, se sapessi di cosa si tratta, non sarei poi così confuso
-  Cos'é, forse avrebbe preferito il portico giallo e la statua in piedi? Si può fare, basta chiedere alla persona giusta.
- No, non dico questo. Beninteso, non che sia contrario ai cambiamenti, dato che non cambierebbero nulla. Quel che voglio dire… c’è qualcosa di strano in questo paesaggio di pietra, in questo cielo di vetro, non trova? Qualcosa che non riusciamo ad afferrare.
- Ohibò! Davvero non saprei, i suoi mi sembrano discorsi un po’ astratti.
- A me, invece, sembra che non esista niente di più concreto… ecco, prenda quel treno all’orizzonte. Vede? Passa sempre di qui, immancabilmente, puntuale come noi.
- Certo! Deve passare di lì, anzi sarebbe strano il contrario!
- Ah! Mi perdoni, mi rendo conto che è alquanto difficile comunicare ciò di cui non si ha esperienza.
- Ma insomma! Non è felice qui?
- Non è il punto. Visto che mi ci hanno messo, mi ci tocca comunque stare.
- Vorrebbe dire che se potesse non starebbe qui a stringermi la mano??
- Non si offenda, non mi lamento mica. Alla fine, è pur sempre meglio che prendersi a schiaffi.